Il cimitero delle navi: dove finiscono le navi da crociera dismesse e come vengono trasformate

Cimitero delle navi da crociera

L’ultimo viaggio: quando i giganti del mare incontrano il loro destino finale

Ogni anno, centinaia di navi da crociera che hanno solcato i mari per decenni intraprendono il loro ultimo viaggio verso destinazioni che il pubblico raramente conosce. Le navi da crociera hanno una durata di vita di circa 30 anni, ma cosa accade quando questi colossi galleggianti non sono più economicamente sostenibili o tecnologicamente adeguati agli standard moderni?

La risposta a questa domanda rivela un mondo complesso, fatto di scelte economiche controverse, innovazioni tecnologiche promettenti e una crescente consapevolezza ambientale che sta trasformando radicalmente l’industria marittima.

I “cimiteri delle navi”: geografie del disfacimento globale

Il destino finale della maggior parte delle navi da crociera dismesse è scritto in una geografia molto specifica. Molte unità dismesse vengono demolite e abbandonate in Bangladesh, India, Africa, Cina e Pakistan, nei cosiddetti “cimiteri delle navi”, dove la demolizione avviene spesso in condizioni che sollevano serie preoccupazioni ambientali e di sicurezza.

Chittagong: l’epicentro della demolizione navale

Nei 20 km di costa davanti al porto si smantellano ogni anno centinaia di giganti del mare ormai inutilizzabili a Chittagong, in Bangladesh. Questo sito rappresenta uno dei centri nevralgici dell’industria della demolizione navale mondiale, dove per ogni nave vengono recuperate fino a 20 mila tonnellate di metallo, soprattutto ferro, a un costo, per le grandi compagnie, inferiore del 20-25% rispetto ai cantieri demolitori concorrenti.

La sproporzione economica è impressionante: i cantieri in Turchia riescono a pagare circa 325 dollari per tonnellata, mentre Pakistan e India si aggirano intorno ai 525 dollari per tonnellata. Il Bangladesh è attualmente il porto più conveniente, con navi che vengono acquistate a circa 600 dollari a tonnellata.

Il network asiatico della demolizione

Oltre a Chittagong, altri due centri dominano il panorama della demolizione navale: Alang, nello stato indiano di Gujarat. È il più grande dell’Asia con oltre cento navi, tra vecchie petroliere, portacontainer e traghetti, che ogni anno finiscono su questa costa, e il cimitero di navi di Gadani, una costa situata a circa 50 chilometri a Nord Ovest di Karachi, in Pakistan.

La svolta normativa: la Convenzione di Hong Kong entra in vigore

Un cambiamento epocale sta interessando l’industria della demolizione navale. Dal 26 giugno, è entrata ufficialmente in vigore la Convenzione Internazionale di Hong Kong per il riciclaggio sicuro e compatibile con l’ambiente delle navi (HKC), un quadro normativo che promette di rivoluzionare il settore.

All’entrata in vigore della Convenzione di Hong Kong le navi destinate al riciclaggio dovranno avere a bordo un inventario dei materiali pericolosi. Gli impianti di riciclaggio delle navi autorizzati dalle autorità competenti dovranno fornire un piano di riciclaggio delle navi, specifico per ogni singola imbarcazione da riciclare.

La convenzione rappresenta il culmine di oltre due decenni di lavoro internazionale per regolamentare un settore che, fino ad oggi, ha operato spesso ai margini delle normative ambientali più stringenti.

Le alternative sostenibili: trasformazione e riutilizzo creativo

Non tutte le navi da crociera finiscono nei cantieri di demolizione. Una crescente consapevolezza ambientale e l’innovazione tecnologica stanno aprendo nuove strade per il riutilizzo di questi giganti del mare.

Trasformazioni alberghiere e residenziali

Quando la nave da crociera trans-baltica Silja Festival è stata ritirata nel 2013, è stata inviata a Kitimat, sulla costa occidentale del Canada, per fornire alloggi temporanei a 600 lavoratori edili che stavano ristrutturando impianti industriali. Questo modello di riutilizzo sta guadagnando terreno, offrendo soluzioni abitative temporanee o permanenti in contesti specifici.

Alcune compagnie stanno trasformando le navi da crociera in comunità residenziali o case di riposo in mare. Cruise Retirement (cruiseretirement.com), con sede in Florida, lancia la sua Enchanted Explorer, ex Delphin, all’inizio del 2019.

Reef artificiali e immersioni subacquee

Un destino alternativo particolarmente affascinante è la trasformazione in reef artificiali. Si tratta per lo più di navi militari che vengono affondate per creare barriere artificiali per le immersioni ricreative, anche se ci sono alcune eccezioni come la piccola nave da crociera Salamanda nelle Fiji, ora incrostata di anemoni e coralli.

Musei galleggianti e conservazione storica

Una piccola manciata di navi da crociera finisce per essere ormeggiata permanentemente come museo, tra cui il piroscafo Bore nel porto finlandese di Turku, preservando il patrimonio marittimo per le future generazioni.

L’economia circolare nel settore navale

L’implementazione della Convenzione di Hong Kong sta accelerando lo sviluppo di un’economia circolare nel settore navale. Il metallo raccolto assicura, stando alle stime dei proprietari dei cantieri, il 60% di tutto il fabbisogno di ferro nazionale, e finisce nelle acciaierie della regione dove troverà una seconda vita in molti paesi del Sud-Est asiatico.

Tuttavia, il vero valore dell’economia circolare emerge quando il processo di riciclaggio avviene in condizioni sicure e sostenibili. La nuova normativa internazionale punta proprio a questo obiettivo, cercando di conciliare le esigenze economiche con la tutela ambientale e la sicurezza dei lavoratori.

Il caso italiano: Ravenna e la gestione del “cimitero delle navi”

L’Italia non è immune al fenomeno dei cimiteri navali. Si trova a Ravenna fra il Canale Candiano e la piallassa Piomboni il “cimitero delle navi”, una zona abbandonata con le carcasse di tre navi di circa quindici anni fa. Il progetto di rimozione, entrerà nel vivo nel 2024 con una spesa di circa 13 milioni di euro, per il progetto e le macchine operative per la demolizione sul posto, dimostra l’impegno crescente verso soluzioni sostenibili anche nei contesti nazionali.

Innovazioni tecnologiche e sostenibilità ambientale

Il settore delle crociere sta investendo significativamente in tecnologie che potrebbero estendere la vita operativa delle navi e renderle più sostenibili. È il caso della compagnia di lusso monegasca Star Clippers, che riutilizza vecchi velieri restaurati, alimentati esclusivamente con l’energia eolica.

Questi approcci innovativi dimostrano come la sostenibilità possa essere integrata sin dalla fase di progettazione, riducendo l’impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita della nave.

Le sfide future: tra regolamentazione e innovazione

Con circa 15.000 navi commerciali dismesse ogni decennio, il settore del riciclaggio navale rappresenta un crocevia tra economia circolare, sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Le sfide che attendono l’industria sono molteplici e interconnesse.

La piena implementazione della Convenzione di Hong Kong richiederà investimenti significativi in infrastrutture e tecnologie, ma promette di trasformare un settore caratterizzato da pratiche spesso controverse in un modello di sostenibilità industriale.

Conclusioni: verso un futuro sostenibile per i giganti del mare

Il destino delle navi da crociera dismesse sta attraversando una trasformazione profonda. Dall’epoca dei “cimiteri delle navi” caratterizzati da condizioni di lavoro precarie e impatti ambientali devastanti, stiamo assistendo all’emergere di un nuovo paradigma basato su regolamentazioni internazionali stringenti, innovazioni tecnologiche e modelli di economia circolare.

La Convenzione di Hong Kong rappresenta un punto di svolta fondamentale, ma il successo di questa transizione dipenderà dalla capacità di tutti gli attori coinvolti – armatori, governi, cantieri di demolizione e organismi internazionali – di collaborare per implementare standard elevati di sostenibilità e sicurezza.

Il futuro dei giganti del mare dismessi non sarà più caratterizzato dall’abbandono silenzioso in remote spiagge asiatiche, ma da processi di trasformazione che rispettano l’ambiente, tutelano la sicurezza dei lavoratori e valorizzano le immense risorse materiali che queste navi rappresentano. Una rivoluzione silenziosa che sta ridefinendo il concetto stesso di “ultimo viaggio” per trasformarlo in una nuova opportunità di vita sostenibile.

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